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zioriga E una versione che è in fase di test solo per gli sviluppatori ??? o i Tester (una volta ne facevo parte) (20.11.25, 17:40)
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sabayonino e comunque come "manager" utilizzo BoincTasks (20.11.25, 16:02)
sabayonino probabilmente segue il tema del sistema operativo ? . (20.11.25, 15:57)
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zioriga questo comportamento è venuto fuori dalla 8.2.4 , la 8.2.7 è un po migliorata. Tu che versione usi ?? (20.11.25, 13:28)
sabayonino o fumato (18.11.25, 17:53)
sabayonino cos'hai bevuto (18.11.25, 17:53)
zioriga Mi correggo, si vede bene il testo tranne gli eventuali link che sono di un blu abbastanza scuro e illeggibili (18.11.25, 14:05)
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Biogas & Co 11/07/2011 21:10 #68644

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Le prime applicazioni su larga scala in questo settore avvengono in Italia negli anni '70 complice la crisi petrolifera tanto che vennero installati nelle aziende zootecniche circa un centinaio di impianti. All'epoca però molti impianti vennero abbandonati a causa della scarsa affidabilità e dalla non facile sostenibilità economica.

Oggi tuttavia il continuo aumento del costo del petrolio e la pressante necessità di contenere i gas serra hanno risvegliato l'interesse per questa tipologia di fonti energetiche.

Il biogas è composto essenzialmente da metano (70-55%), anidride carbonica (25-35%) e altri gas come acido solfidrico, azoto, acqua e ossigeno. Esso si ottiene dalla fermentazione anaerobica ad opera principalmente di metanobatteri delle deiezioni animali e/o da biomassa di origine agricola (principalmente insilato di mais).

Un impianto per la produzione di energia elettrica da biogas è composto essenzialmente da:
- Un sistema di carico che permette di caricare la biomassa da "digerire";
- Un digestore anaerobico, una sorta di grande silo a tenuta stagna e isolato termicamente (la digestione avviene intorno a 40 °C e a scaldare il tutto ci pensa l'acqua del motore endotermico);
- Un sistema per la compressione e la delsoforizzazione del biogas;
- Un motore (di solito diesel agricoli/industriali/navali modificati) collegato ad un alternatore per la produzione di energia elettrica.

Dopo questa premessa tecnica vi vorrei parlarle un po di quelli che sono i vantaggi e gli svantaggi di queste fonti energetiche.
Tra i pro vi è sicuramente l'impatto ambientale pressochè nullo, infatti la CO2 emessa è quella assorbita dalle piante durante il loro normale sviluppo vegetativo, inoltre essi possono rappresentare un integrazione al reddito delle imprese agricole. Bisogna considerare inoltre che grossi quantitativi di di liquami stoccati normalmente (per aziende di medie dimensioni si parla di migliaia di m3 emettono naturalmente CH4 in atmosfera che con questa tecnologia abbiamo la possibilità di catturare e utilizzare. Un ultimo aspetto di notevole importanza (per chi vive nei pressi di zone vocate all'allevamento) è la totale deodorizzazione dei liquami e la loro stabilizzazione microbiologica, purtroppo però non vi è un abbattimento del carico azotato principale responsabile del eutrofizzazione dei suoli e delle acque superficiali.
Come dicevo nell'altro tread non è tutt'oro quel che luccica...per sfortuna i liquami sono materiali già pre-digeriti che hanno una resa energetica piuttosto bassa ed è necessaria una certa integrazione della dieta dei nostri buoni metanobatteri, per un impianto di piccole dimensioni (75-100 kw) si parla di 10 ha di trinciato di mais ( = amido = maggior energia), il punto è che buona parte degli impianti oggi funzionanti son di grandi dimensioni (500 kw 1 Mw) e funzionano principalmente a mais e necessitano di centinaia di ettari di mais tutto mais che viene sottratto all'alimentazione umana e zootecnica. Se considerate che l'Italia è un paese deficitario dal punto di vista cerealicolo e che è costretta a importare elevatissimi quantitativi di cereali dai paesi est-europei (trasporto principalmente su gomma) e se considerate inoltre che grossi impianti si stanno diffondendo a macchia d'olio in pianura padana risulta che saremo sempre maggiormente legati all'import con tutto quel che ne consegue come il costoso e inquinante trasporto su gomma di sempre maggiori quantitativi di cereali spesso dalla qualità molto dubbia. A questo aggiungeteci che si sono tuffate nel settore agroenergetico società con meri fini speculativi (il tempo di rientro economico di un impianto da 1 Mw è di 4-5 anni) che stanno fagocitando buona parte dei comprensori maidicoli Italiani mirando alla cosiddetta tariffa omni-comprensiva (un pò come il fotovoltaico sui terreni agricoli).

Da parte mia un sì incondizionato a impianti che utilizzano principalmente scarti di origine agricola (liquami partite di cereali non vendibili) o industriale (scarti dalla spremitura della frutta) o anche dal residuo umido dei rifiuti o ancora dai residui dei depuratori ma per l'amor di Dio non buttiamoci dentro la pastasciutta con tutto il piatto (in senso figurato).

Ultima nota in Germania si è già passati ad immettere il biogas direttamente nella rete del metano e ad un corso post laurea un docente ci raccontava di come i rifiuti ospedalieri vengano pastorizzati e passati nel biodigestore, tipica mentalità teutonica molto pratica della serie tutto fa mucchio anzi no ENERGIA!

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Re: Biogas & Co 12/07/2011 01:32 #68646

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Quindi vuoi dirmi che negli impianti "piccoli" la percentuale di materia di scarto utilizzata (rispetto al mais appositamente coltivato) è più elevata? :mbe: Fatico a capire il senso di ciò
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Re: Biogas & Co 12/07/2011 12:17 #68651

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Considera che un impianto da 75 kw funziona bene con 300-350 bovini adulti e una decina di ha di mais, un impianto da 1 mw necessita di 5000 bovini adulti (ora non trovo gli appunti per il dimensionamento appena li trovo posto un esempio) ed in Italia non esistono stalle di tali dimensioni.

A questo punto si potrebbero consorziare più allevamenti ma la cosa diventa assai complessa (lascio da parte eventuali campanilismi e altro sempre ben presenti nel mondo agricolo) dal punto di vista della gestione, un biodigestore è vivo, ogni allevamento ha la sua tipologia di scarti e la razione dei metanobatteri va calcolata in base a quello che si ha a disposizione pena il blocco dell'impianto. Va anche detto che in Germania ci sono già esempi di questo tipo e funzionano bene.

Un altro fattore è economico i soliti 75 kw costano 500 mila € un mega watt costa 4 milioni di € ecco perchè si preferiscono i impianti di grandi dimensioni e utilizzare gli scarti come un qualcosa in più.

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Re: Biogas & Co 12/07/2011 19:59 #68658

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Servirebbe una specie di consorzio di vendita degli scarti. Anche senza dati alla mano credo che costi meno comprare scarti da terzi per far funzionare un impianto piuttosto che coltivarsi del mais in più.

Cosa intendi tuttavia per "il biodigestore è vivo" e i batteri vanno "calcolati"? Vuoi dirmi che 2 allevamenti di mucche producono scarti diversi?
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Re: Biogas & Co 22/07/2011 17:10 #68828

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Mi scuso per il ritardo :P

Si il biodigestore è vivo contiene miliardi di batteri, un eventuale blocco dello stesso comporta uno stop dell'impianto di diversi mesi. Come per un qualsiasi animale da reddito la "razione" giornaliera va calcolata in base a quello che si vuole ottenere e per un impianto a biogas è esattamente la stessa cosa solo che nel caso degli animali vogliamo ottenere carne, latte e uova (con i sistemi di razionamento moderni si può variarne quantità/qualità e in taluni casi colore) mentre da un biodigestore gas appunto.

Il problema degli allevamenti è che spesso si è di fronte a diverse tipologie di scarti che possono essere liquidi o solidi più o meno concentrati e contenere diversi tipi di materiali (segatura, paglia di frumento, paglia di riso, stocchi di mais acqua ecc...) inoltre molto spesso questi sottoprodotti sono già prefermentati nelle concimaie e questo influisce non poco nelle rese.

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