La terza interazione prende in considerazione le proteine RhoA e Dbs. La maggior parte delle cellule hanno la possibilità di muoversi all’interno dell’organismo dietro preciso comando dell’organismo stesso. Questo processo è fondamentale nel nostro sviluppo dallo stato embrionale: le cellule iniziano a muoversi fino a posizionarsi nel punto corretto e fino ad assumere la forma necessaria per assolvere alla funzione per cui sono state destinate; è grazie a questo meccanismo se possiamo passare dall’essere delle specie di alieni a qualcosa che si avvicina il più possibile ad un bambino o, da adulti, è lo stesso processo che permette di rimarginare le ferite, con le cellule dei tessuti adiacenti che “strisciano” fino a congiungersi e saldarsi l’un l’altra, mentre noi vediamo solo la ferita diventare sempre più piccola e meno profonda.
Le cellule hanno uno scheletro rigido (citoscheletro), necessario per permetter loro di svolgere i compiti per cui sono state preposte e per rimanere organizzate internamente. Qualora dovessero muoversi, sono costrette a modificare continuamente la struttura del loro scheletro.
Non è difficile immaginare che, perchè tutto avvenga correttamente, la comunicazione tra le varie cellule e all’interno della cellula stessa debba essere il più possibile organizzata: è come se la tenda di un circo venisse sollevata dagli spettatori e portata a chilometri di distanza, senza mai appoggiarla e senza che nessuno abbandoni mai il proprio compito. Ci sono molte interazioni tra proteine che regolano questo processo e che permettono che si compia correttamente. Una di queste proteine è la RhoA. Questa è una proteina interruttore, può essere attiva o inattiva.
Quando la cellula ha necessità di muoversi, tramite la proteina Dbs, viene attivata la RhoA che permette alla struttura della cellula di essere velocemente modificata. Una volta giunta in posizione o quando la cellula non deve essere mossa, attraverso una proteina chiamata RhoGAPs viene inibita la fuzione della RhoA e la struttura cellulare si può muovere molto più lentamente.
Siccome le cellule tumorali crescono a ritmi vertiginosi, spesso la zona iniziale diventa troppo “affollata” e quindi alcune cellule neoplastiche decidono di loro spontanea volontà di muoversi e colonizzare altri tessuti: i dottori chiamano questo evento “metastasi” ed è sempre una brutta notizia per i malati di tumore. Per potersi muovere verso una nuova “casa”, le cellule tumorali hanno la necessità di potersi riorganizzare velocemente e per far ciò aumentano la produzione di Dbs o riducono il tasso di RhoGAPs in modo che la RhoA possa velocizzare al massimo le deformazioni.
La proteina RhoA è molto flessibile ed al giorno d’oggi nessuno è riuscito a sintetizzare un principio che tenga disattivata la RhoA per evitare che la sovraproduzione di Dbs attivi il movimento. Attraverso Rosetta@home si sta cercando di prevenire l’attivazione tramite Dbs, ma si è rivelato un compito molto arduo siccome la RhoA è incredibilemente flessibile e si attacca debolmente solo con la Dbs.
Grazie a Rosetta@home è stato definito un set di 16 proteine che avrebbero dovute essere utili allo scopo, ma nessuna di queste è riuscita a legarsi alla RhoA quando sono state testate. Nei prossimi mesi si cercherà di definire nuove proteine attraverso un nuovo algoritmo che pensiamo funzioni; qualora si riesca ad ottenere una proteina che durante i test si leghi con la RhoA, questa sarà la prima al mondo e darà agli scienziati un nuovo strumento per capire meglio il funzionamento della RhoA e come le cellule tumorali riescano a prenderne il controllo. Le elaborazioni di questo progetto saranno riconoscibili dalla parola “RhoA” nel loro nome.