Un po' di storia.
Nel periodo dal 2000-2002 una sonda, lanciata nello spazio dalla NASA, ha catturato sia materiale proveniente da una cometa (la 81P/Wild1) sia, in un particolare periodo della sua permanenza nello spazio, “polvere interstellare”
Nella foto riportata si nota quella specie di “racchetta da tennis”, che è l’elemento captatore utilizzato per lo scopo del progetto e che è la base su cui si è focalizzata l’attenzione del progetto Stardust@home. Questo captatore è composto da quelle piccole piastrelle (ne sono risultate 126 correttamente funzionanti) di 1000 cm quadrati che contengono una particolare sostanza, chiamata “aerogel” ottenuta da silicone disidratato, adatta a catturare le particelle interstellari.
Nel gennaio 2006 questa sonda è stata recuperata e si è potuto quindi iniziare ad analizzare in dettaglio i campioni così ottenuti.
Ovviamente già prima che la sonda atterrasse gli scienziati si erano posti il problema su come ritrovare le particelle all’interno delle piastrelle di aerogel, cioè come fare per individuare quella specie di “carotaggio” che viene formato dalla traiettoria di penetrazione della particella ricercata .
Non potendo intervenire su ogni singola piastrella con mezzi fisici per non danneggiarla, l’equipe di scienziati ha pensato di effettuare delle scansioni a varie profondità con un microscopio automatizzato, ottenendo immagini la cui successione poteva comporre una specie di filmato su cui poteva essere individuata la particella ricercata.
Da un conteggio del numero di immagini e dei filmati che sarebbero stati così generati (nell’ordine di 1.6 milioni) e del tempo stimabile per una osservazione attenta delle stesse ne è uscito fuori un valore altissimo di tempo, sicuramente fuori della portata dell’equipe di scienziate del team.
Il responsabile di questa ricerca, Andrew J. Westphal dell’università di Berkeley, si mise in contatto con David Anderson (della stessa università – e che tutti i partecipanti al gruppo BOINC.Italy dovrebbero conoscere di nome, in quanto padre ideatore, fondatore e sviluppatore iniziale di BOINC nonchè attuale responsabile), e da questo incontro è nato il progetto Stardust@home che ha iniziato a coinvolgere nel lavoro volontari in tutto il mondo. Nella prima fase si sono presentati in oltre 30000, attualmente sono decisamente meno. Fra questi circa 500 italiani.
Mi risulta inoltre che questo sia il primo progetto di intelligenza distribuita e, come si vedrà successivamente, anche quello meglio organizzato.